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Il Mondo delle Muffe
Io sono la Muffa!
Non possiamo vedere i suoi semi ad occhio nudo.
Non possiamo accettare che cresca all’interno delle nostre stanze.
Ma la muffa è costantemente presente nell’aria, che ne trasporta le spore, le quali entrano nelle nostre abitazioni e si depositano sulle superfici.
Come possiamo evitare la crescita della muffa e proteggere la salubrità degli ambienti.
Questa guida ti porterà alla scoperta delle muffe, offrendoti sia una comprensione scientifica utile per sconfiggerla, sia consigli pratici su come mantenere sane le stanze.
Esploreremo il regno al quale cosa appartengono, capiremo cosa sono, come si nutrono, cosa permette loro di diffondersi sulle superfici e forniremo consigli sul prevenire la loro comparsa in casa e quali comportamenti errati evitare.
Molte altre informazioni le troverai all’interno delle altre pagine di questa sezione del sito web, non perdertele e sentiti libero di condividerle.
Le Muffe
Nel mondo esistono almeno 240.000 specie diverse.
Sulla Terra sono apparse oltre novecento milioni di anni fa.
Noi, come ominidi, siamo comparsi solamente circa sei milioni di anni fa!
La loro straordinaria capacità di adattamento e sopravvivenza le rende particolarmente resistenti.
Per questo motivo i tradizionali metodi di pulizia risultano vani e poco efficaci.
Ma cosa sono le muffe?
La muffa è un micro organismo che appartiene al Regno dei Funghi.

La Muffa è un Fungo
Il Regno dei Funghi si distingue notevolmente dagli altri regni esistenti.
La muffa è un tipo di fungo che cresce e si sviluppa solo in presenza di particolari condizioni ambientali.
In quanto microrganismo, necessita di bere, nutrirsi, riprodursi e difendersi dagli agenti esterni.
Recupera l’acqua necessaria con metodi e sistemi molto diversi da quelli delle piante.
Infatti la muffa non ha bisogno di acqua in forma liquida.
L’umidità presente nell’aria dà avvio al suo ciclo vitale. Successivamente inizierà a diffondersi nell’ambiente e a proliferare sulle superfici: pareti, mobili, tessuti.
L’umidità presente dentro le stanze e che la muffa utilizza per le sue necessità, si chiama umidità relativa.
Rappresenta il rapporto tra la quantità massima di vapore che una determinata massa di aria può contenere, ad una determinata temperatura, è la quantità effettiva di vapore contenuto in un dato momento.
Risulta per noi importante ricordare che le muffe devono trovare ambienti la cui umidità relativa sia uguale o superiore al 70% affinché vengano a crearsi le condizioni ideali per la loro crescita.
Questo livello di umidità deve persistere invariato per pochi giorni, ne sono sufficienti appena tre perché il ciclo vitale abbia inizio.

Se l’umidità scende a livelli inadatti alle muffe, se sono già presenti rimarranno quiescenti e vitali per almeno due anni, pronte a riprendere vita non appena le condizioni ambientali tornano favorevoli.
Al contrario, se sono assenti all’interno della stanza non riusciranno a prendere vita.
Pertanto il livello di umidità relativa che dobbiamo raggiungere e mantenere all’interno dell’abitazione durante l’inverno è il 55% medio nelle 24 ore, con una temperatura delle stanze di 20° centigradi costanti.
Se fosse solo questione di umidità da tenere sotto controllo, potremmo quasi ritenerci fortunati (riequilibrare l’umidità interna e mantenerla sotto controllo è un’azione spesso articolata, in particolare se la casa ha una classe energetica elevata).
Ma non è solo l’umidità dell’aria a favorire il suo sviluppo!
La muffa sfrutta anche l’umidità presente sulle pareti e sui materiali.
Infatti, all’interno delle nostre case tutti i materiali assorbono l’umidità: le pitture, i tessuti, i pannelli degli schienali degli armadi, le cornici dei quadri, etc.
L’unica eccezione la fanno il vetro, i metalli e la ceramica.
Non diventano umidi.
Su di essi, infatti, troviamo la condensa, perché non assorbono l’umidità ambientale che, raggiunte determinate condizioni, si trasforma in goccioline di acqua liquida.
Dobbiamo sapere che alcune tipologie di pitture diventano più umide rispetto ad altre.
E che l’aria delle stanze è sempre umida, molto spesso esageratamente umida.
Durante l’inverno dobbiamo mantenere l’umidità relativa al 55% o inferiore se vogliamo che le muffe non trovino le condizioni ideali per crescere.
L’acqua liquida non è necessaria per la crescita della muffa
Risulterà sorprendente, ma la muffa non ha necessità di acqua liquida per crescere.
Esiste una tipologia di muffe, chiamate colonizzatrici terziarie, che amano gli ambienti e le superfici estremamente umidi e bagnati, all’interno dei quali prosperano in modo abbondante.
Le muffe di questo tipo presentano un colore nero intenso, sono di forma circolare, spesse e concentrate in aree non troppo estese (angoli, bordi delle finestre, lungo le cornici degli infissi) e iniziano a comparire solo se il valore di umidità raggiunge o supera il 90%, anche in assenza di condensa.
La maggior parte delle rimanenti muffe, invece, si diffondono con percentuali di umidità molto più basse del 90%, e tra poco capiremo quali sono i valori di pericolo.



Potresti aver notato la presenza di macchie nere sul silicone della doccia o della vasca, oppure sulla guarnizione della lavatrice.
Queste condizioni di bagnato temporaneo ma ripetuto nel tempo rappresenta un pericolo perché le muffe rilasciano degli acidi potenti che utilizzano per penetrare nel silicone, dal quale non sarà più possibile toglierle.
L’unica soluzione è rimuoverlo e sostituirlo, ma solo dopo una specifica attività di decontaminazione.

Inoltre, rilasciano nell’aria sostanze chimiche invisibili ma nocive per la salute, spesso percepite come un odore pungente di umidità e cantina.
Paradossalmente, l’acqua introdotta durante la pitturazione invernale effettuata con l’intenzione di eliminare le muffe, finisce per nutrirle anziché combatterle.
Questo è uno dei tanti motivi per cui sconsigliamo sempre l’uso delle pitture antimuffa durante la stagione fredda.
Come un antibiotico, queste pitture hanno un’efficacia temporanea di soli otto mesi; una volta che l’azione chimica dell’additivo svanisce, rimane solo una semplice pittura che ha colorato la parete.
La Muffa cresce con la luce solare ma anche con il buio
Le pianta, privata dei raggi solari, ha vita breve. Senza luce muore, mentre la muffa prospera.
Dal momento che è un fungo, la muffa non utilizza i processi fotochimici della fotosintesi clorofilliana per nutrirsi.
Il nutrimento lo ottiene direttamente dal materiale su cui cresce perché lo digerisce.
Sulla parete sarà la pittura a fornirle il cibo di cui ha bisogno. Le microscopiche radici di cui dispone penetrano nei micropori della pittura, si diramano e recuperano tutti gli elementi essenziali nutritivi.
Le ife fungine (cioè le microscopiche radici) sono sottili tubicini di alimentazione capaci di degradare la pittura, dalla quale assorbe i nutrienti.
Le ife formano una vasta rete di radici chiamata micelio vegetativo, così intricata e complessa da raggiungere lunghezze di centinaia di metri se potessimo srotolarla.
Immaginiamo il nostro intestino che, pur misurando sette metri, si adatta ad essere contenuto in uno spazio molto ridotto del nostro addome.
Trovandosi all’interno e sotto ai diversi strati di pittura, le muffe dimostrano che l’assenza di luce non impedisce loro di proliferare all’interno degli ambienti.
MA NON SOLO…
Dobbiamo sapere che la presenza di luce solare, i raggi UV, non eliminano la muffa e nemmeno evitano la sua crescita.
Fermiamoci un momento a rifletterci: la muffa proviene dall’ambiente esterno dove la luce solare è sempre stata presente.
Nemmeno i fasci di luce molto potenti e per noi nocivi, i raggi X o i raggi gamma, sono sufficientemente capaci di distruggere le muffe.
Come abbiamo appreso, la muffa non è una semplice macchia da rimuovere con un panno e un prodotto sbiancante al cloro (l’antimuffa chimico), e neppure è una pianta che muore privandola di luce o acqua.
Le muffe non si fanno eliminare facilmente.
L’umidità relativa dell’aria, se elevata e persistente per gran parte della giornata, promuove lo sviluppo della muffa, anche in presenza di sole.
Molti clienti ci chiedono perché la parete esposta a Sud presenti muffe essendo più soleggiata anche in inverno.
La risposta risiede nel fatto che se è vero che la luce diretta che colpisce una parete la può scaldare, dobbiamo tenere a mente che in inverno il potere scaldante del sole è molto ridotto e la durata dell’irraggiamento è breve.
Inoltre la dispersione di calore attraverso il muro mantiene condizioni ideali per lo sviluppo della muffa.
Sono alcune delle ragioni per le quali anche le pareti a Sud fanno muffa.
Un fattore, invece, che ostacola la crescita delle muffe è la presenza di correnti d’aria.
Il movimento dell’aria crea un effetto di asciugatura.
Pensiamo a cosa accade quando siamo accaldati e sudati: esporci al vento ci consente di asciugarci velocemente. Analogamente, un panno steso al vento si asciugherà anche se posizionato all’ombra.
Il movimento dell’aria sulle pareti, se mantenute a una temperatura di circa 20°C durante l’inverno, fa evaporare eventuali depositi di vapore acqueo, prevenendo così la formazione di muffe.
La muffa resiste sia al caldo che al freddo
Quali sono le azioni che favoriscono la crescita delle muffe, anziché contrastarla.
Iniziamo dicendo che le muffe domestiche tollerano temperature che vanno dai 4° C fino ai 25°-30 °C.
La condizione termica ideale per evitare di vederle crescere è compresa tra i 19.5 °C e i 21 °C.
Le stanze mantenute a temperature più basse sono quelle maggiormente soggette alla contaminazione da muffe.
La bassa temperatura sulle superfici genera inevitabilmente l’innalzamento dei valori di umidità su di esse, mantenendole a percentuali lontane dal valore ottimale di sicurezza, che è il 55% medio nelle 24 ore.
In condizioni di temperatura delle pareti al di sotto dei 19.5 gradi centigradi e di umidità relativa dell’aria pari o superiore al 70%, la crescita della muffa è certa.
Il nostro compito quindi è quello di riequilibrare la temperatura delle pareti e dell’aria ambiente perché rimangano costantemente a 20° C, e mantenere continuamente l’umidità relativa al valore del 50%, massimo 55% medio nelle 24 ore.

Quindi pensare che le muffe non crescano con le basse temperature è un errore.
Facciamo un esempio.
Gli alimenti dentro il frigorifero ammuffiscono.
Sebbene al suo interno la temperatura sia mediamente di 4° C, la crescita della muffa non viene impedita.
Risulterà più lenta rispetto a quanto avviene con temperature più alte, ma non smetterà di vivere.
Con temperature ideali, invece, la muffa accelera i propri processi metabolici, favorendo la veloce crescita e proliferazione.
Dobbiamo impegnarci a mantenere costante la temperatura durante l’inverno, perché le variazioni e gli sbalzi di temperatura aumentano la crescita delle muffe.
👿 Più le conosciamo, più diventano fastidiose!
Durante i periodi di condizioni sfavorevoli rallentano la loro crescita, ma i successivi momenti di condizioni ottimali accelerano il loro metabolismo.
In sostanza, maggiore è lo stress subito, più abbondante sarà la loro velocità di crescita e più aumentato il rilascio delle spore tossiche.
Gli antimuffa la uccidono
Altro mito riguardo la muffa.
La muffa è costituita da diverse componenti, sia visibili che invisibili.
La parte più resistente agli attacchi esterni e ai prodotti antimuffa chimici è rappresentata dagli elementi nascosti in profondità nelle porosità della pittura o del materiale su cui crescono.
Parliamo delle ife fungine, del micelio vegetativo e dei rizoidi, una sorta di “uncini” di ancoraggio.
La muffa visibile è quella colorata che riusciamo ad osservare e il cui colore varia a seconda della tipologia di muffa e del suo stadio di maturazione.
È composta da ife riproduttive o aeree, gli sporangi – sacche che contengono le spore e conferiscono colore alla colonia – e dagli sporangiofori, che fungono da canali alimentari e di sostegno per gli sporangi.
Sulla sua superficie forma una pellicola protettiva molto resistente, difficile da penetrare, che la protegge dagli agenti esterni, compresi quelli chimici.
Conosciuto come biofilm, questo strato polisaccaridico neutralizza l’azione chimica dell’antimuffa.
L’effetto immediato che osserviamo utilizzando l’antimuffa al cloro è lo sbiancamento della macchia, che dà l’illusione che il fungo sia stato eliminato.
In realtà rimane viva e in piena attiva. La candeggina, infatti, sbianca la superficie della colonia di muffa perché agisce sulla melanina, il pigmento, che la protegge anche dai raggi UV della luce solare e da quelli più potenti e penetranti.
Esattamente come la melanina che colora la nostra pelle esposta al sole, e il cui compito è di evitare che ci scottiamo e che gli strati più profondi vengano danneggiati dai raggi UV.
La muffa è “geneticamente” insensibile all’acido
L’acidità di un prodotto, di un alimento o di un liquido viene misurata utilizzando la scala del pH. Questa scala varia da 1, che rappresenta la massima acidità possibile, a 14, che indica la massima basicità possibile. Un valore di 7 corrisponde al neutro.
Le muffe che contaminano le nostre abitazioni proliferano facilmente su superfici acide, mentre vengono inibite da quelle a pH basico.
Pertanto risultano ideali per contrastare le muffe tutti quei materiali il cui pH rimane a livelli di basicità in modo prolungato.
Parliamo di materiali, non di prodotti, e questa distinzione è cruciale. Ad esempio, la varechina, un prodotto basico, non è efficace contro le muffe, perché asciuga in tempi veloci e non persiste sulla superficie.

I materiali con un pH basico sono quelli minerali, che utilizziamo nelle nostre operazioni di eliminazione della muffa dalle abitazioni.
Saper individuare il prodotto più adatto alle diverse esigenze e alle specifiche dinamiche causate dalle muffe è una competenza specializzata dei nostri tecnici, fondamentale durante la diagnosi di problemi legati a muffa e umidità.
Un’ultima curiosità.
Le muffe si adattano a ogni ambiente e condizione esterna, anche le più letali per noi o per altre forme di vita.
Un esempio sono le muffe radiotrofiche scoperte a Chernobyl, in Ucraina.
Dopo il disastro nucleare, nonostante l’area fosse tra le più letali al mondo a causa delle radiazioni, le muffe sono riuscite a svilupparsi e prosperare indisturbate.
Gli scienziati hanno isolato in laboratorio muffe prelevate da quell’area scoprendo che in assenza di radiazioni nucleari interrompevano il loro metabolismo.

Muffe radiotrofiche che amano le radiazioni nucleari. Fonte: Microbiologiaitalia.it
Cosa Abbiamo Imparato sulle Muffe
Sono presenti ovunque
Appartengono al regno dei funghi e sono ubiquitarie, sono presenti ovunque e sempre.
Si nutrono di ciò che compone la superficie sulla quale crescono, degradandola e digerendola.
Dispongono di radici che penetrano nei micropori della pittura e rilasciano sostanze volatili nocive per la nostra salute
Non hanno bisogno dell’acqua
Si nutrono dell’umidità presente nell’aria ambiente e assorbita dalle superfici.
L’umidità relativa al 70% inizia a far crescer le muffe.
Non deve essere presente acqua liquida perché cresca, anzi la sua presenza inibisce le muffe che amano il vapore acqueo ad alti valori.
L’umidità relativa in casa capace di non farla crescere è il 55% medio nelle 24 ore.
Resiste per 2 anni a condizioni di assenza di umidità.
Resistono agli antimuffa chimici
L’evoluzione in un miliardo di anni le ha dotate di sistemi di difesa contro gli agenti esterni e gli attacchi chimici.
Il biofilm che riveste la loro superficie resiste agli antimuffa e anche agli acidi. La melanina che dà il colore alle muffe, le difende dai raggi UV.
Le temperature ideali per il loro sviluppo sono comprese tra i 17° e i 22° C e preferiscono ambienti poco ventilati e che presentano sbalzi di temperatura continui.
La superficie acida agevola la sua crescita, mentre quella basica la inibisce.
